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Giubileo della Misericordia: Identikit del Pellegrino

Continuiamo a seguire Papa Francesco e il Giubileo Straordinario da lui voluto. Ecco ancora le sue parole:

“Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio. […] Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi. […]”


Il pellegrinaggio legato alla tradizione giubilare è dunque metafora del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza, un viaggio collettivo o individuale, che ha per destinazione non solo il luogo visitato, ma il rinnovamento interiore che ognuno di noi può compiere seguendo le orme di Gesù. 

Il termine latino "peregrinare" significa viaggiare in terra straniera, allontanandosi simbolicamente dai luoghi consueti per avventurarsi in una dimensione eccezionale, diversa da quella quotidiana, dove il disorientamento dell'anima, e la perdita di ogni certezza, aiuta la ricerca del sé e l'incontro con il Supremo. 


Non è quindi casuale se i pellegrini medievali venivano soprannominati "vagabondi di Dio" perché pronti a rinunciare al conforto del conosciuto per lo sconosciuto, esponendosi all'imprevisto e alla casualità della vita per ricostruire il loro presente aprendosi a nuovi incontri, raggiungendo l'estasi dei sensi attraverso un'esperienza unica e personale, veicolata dall'incondizionata fede in Dio, così da rendere il loro viaggio motivo di soddisfazione interiore e non mero vanto al ritorno. 


Partivano dal loro paese dopo essere stati benedetti dal vescovo o dal parroco, con la consegna degli elementi distintivi dell’ordo peregrinorum: il pallio, un saio di lana rozza stretto in vita e lungo fino al ginocchio, con la croce sul petto; il petaso, cappello a larghe falde legato sotto il mento; la pellegrina, mantello ampio con cappuccio; il bordone, bastone con puntale in ferro; la scarsella, borsa di pelle a tracolla; una zucca vuota che serviva da fiaschetta per l’acqua appesa al bordone; ampolle e urne per collezionare reliquie e memorie di viaggio. 

Il culto delle reliquie si sviluppò in parallelo al culto dei martiri, di cui molti volevano tenere vicino i resti mortali, o perlomeno gli oggetti appartenuti ad essi in vita. Si anima, così, nel medioevo la compravendita delle reliquie, legata al bisogno di riportare indietro con sé un oggetto che continui a rappresentare un legame tangibile con la straordinaria esperienza vissuta.

Nei primi secoli del cristianesimo la destinazione dei pellegrinaggi era la Terra Santa ove è il santo sepolcro di Gesù: caduta Gerusalemme sotto l'Islam (637), meta fondamentale divennero le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e tutti gli altri martiri sepolti a Roma. 

Il pellegrinaggio verso Roma acquistò nuovo slancio con il Giubileo del 1300 indetto da papa Bonifacio VIII (1230-1303), per elargire l’indulgenza plenaria a quanti si fossero recati in penitenza nelle basiliche romane. Frotte di pellegrini si misero in cammino lungo la via Francigena, antico tracciato medievale verso Roma che partiva da Canterbury in Inghilterra, seguendo un percorso variabile a seconda delle stagioni, ma che presentava alcune tappe fondamentali, come Lucca, per la presenza del Volto Santo, Bolsena per il santuario di Santa Cristina, Montefiascone e ancora Viterbo, fino ad arrivare alla meta finale.

La via era detta anche Romea con riferimento alla destinazione, Roma, per cui i pellegrini diretti a Roma erano chiamati "Romei" e avevano come distintivo la Veronica cucita sulla sanrocchina, per distinguersi da quelli diretti verso Santiago de Compostela il cui distintivo era la conchiglia di San Giacomo. 

La Veronica è il velo di lino con cui una pia donna di nome Veronica, salita al Calvario avrebbe asciugato il volto sanguinante di Gesù, che vi rimase miracolosamente impresso. Tuttavia i Vangeli non parlano di questa donna, ed è ormai opinione certa che il nome Veronica derivi da "vera icona" ossia "vera immagine"- Secondo la leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (1260-98), la sacra reliquia, fu trasportata a Roma e deposta da papa Giovanni VII (650-707) in una cappella dell’antica basilica di San Pietro. Attualmente la reliquia è racchiusa in tre teche d’argento, protette da un cristallo e poste al di sotto della colossale statua della Veronica scolpita da Francesco Mochi, che si trova in una delle tribune disposte nei pilastri sostenenti la cupola della basilica.

Ai pellegrini che giungevano a Roma dalla via Francigena, la magnifica visione di Roma si apriva all’improvviso  dall’alto di Monte Mario(Mons Gaudii) e sullo sfondo si profilava la Città Leonina. L’ultimo tratto della via Francigena si distendeva sulla pianura in corrispondenza dell’antica via Trionfale. Entrava nell’area urbana dalla Porta Viridaria e proseguiva fino a Campo Vaticano, nome dell'antica piazza posta davanti alla basilica di San Pietro. 

Articolo di: Cristiana Berto

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La magnifica visione di Roma dall'alto di Monte Mario:





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