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Il Giro delle Sette Chiese e il Giubileo della Misericordia di papa Francesco


Salve popolo dell’arte e amanti di Roma.
Oggi parleremo del “giro delle sette chiese”, singolare pellegrinaggio ideato da san Filippo Neri nei tormentati anni della Controriforma, divenuto forma secolare di devozione tipicamente romana, diffusa poi in tutta la cristianità.

Geniale forma di sana ricreazione, ancora oggi viva e molto sentita, ebbe il merito nei difficili anni della Controriforma che seguirono il terribile sacco dei Lanzichenecchi del 1527, di contrastare e distogliere la gioventù dagli sfrenati e spesso “paganeggianti” festeggiamenti del Carnevale.

Dalle dettagliate descrizioni dei contemporanei del santo sappiamo che il giro partiva il giovedì grasso dalla basilica di S.Pietro, per poi proseguire nell’ordine a S. Paolo, S. SebastianoS.Giovanni, S. Croce, S Lorenzo e concludersi il giorno successivo a S. Maria Maggiore. In ogni basilica la comitiva venerava un altare “privilegiato”, cioè dotato di speciali grazie e indulgenze, e celebrata l’eucarestia in S. Sebastiano ci si fermava per una semplice ma corroborante refezione a Villa Mattei, dove il pranzo era accompagnato da inni e salmi e in particolare dal “Canto delle vanità” composto da Giovanni Animuccia, uno dei primi compagni del santo.

San Filippo Neri e il Giro delle 7 Chiese
Filippo e i suoi (quei primi che diventeranno il nucleo della Congregazione dell’Oratorio) le chiamavano familiarmente “visite”. Proprio come andare a far visita alla casa di un amico, con l’unica differenza che le “case” visitate erano i luoghi cari alla memoria cristiana di Roma. Nacque così, con questa spontaneità, il pellegrinaggio più famoso di Roma: la visita alle sette chiese ebbe un tale successo che da poche decine di partecipanti (all’inizio erano addirittura cinque o sei) arrivò in pochi anni, con il crescere della popolarità di Filippo, a coinvolgere centinaia di persone, fino a raggiungere, sotto il pontificato di Pio IV (1560-1565), seimila partecipanti.

Senza volerlo, senza quasi accorgersene, Filippo aveva coinvolto tutta Roma, e perfino quelle autorità ecclesiastiche, che inizialmente avevano osteggiato il pellegrinaggio-scampagnata del Neri, finirono per riconoscere la forza intrinseca di questa pratica collettiva dove penitenza e gioia della fede convivevano pacificamente.

Filippo, grande interprete del cattolicesimo degli anni del Concilio di Trento, aveva intuito l’importanza di porre l’accento sulla spiritualità del vivere in gruppo, in un momento in cui invece il protestantesimo sottolineava gli aspetti individuali del rapporto con Dio. Momento di aggregazione spirituale, il pellegrinaggio diveniva sorgente di rinnovamento interiore, realizzando nella pratica l’unità della Chiesa minacciata dalla Riforma.

Papa Francesco e il giro delle 7 chiese
Ufficializzata nel 1586 da papa Sisto V Peretti, la visita ai più importanti luoghi di culto dell’Urbe non fu tuttavia invenzione di san Filippo Neri, che si limitò a riprendere l’antichissima tradizione medioevale dei pellegrini romei alla tombe degli apostoli e dei martiri, sepolti  “extra muros”, cioè fuori dalla cinta muraria, secondo l’antica regola in vigore fino al 700 che dichiarava le tombe inviolabili e non trasferibili entro lo spazio cittadino, si edificarono così delle basiliche al di fuori delle mura cittadine. Tradizione che nel corso dei secoli, soprattutto con il primo grande Giubileo istituito nell’anno 1300 da Bonifacio VIII (1294-1303) aveva indicato le tappe che il devoto viaggiatore doveva compiere una volta giunto nella città santa. Le tappe ricalcavano in parte le stationes (o fermate) delle processioni cittadine guidate dal papa, nate già a partire dal V secolo per celebrare festività liturgiche in quelle basiliche a cui veniva riconosciuto un prestigio superiore rispetto alle altre. Ma la devozione delle sette chiese concepite come gruppo a sé è testimoniata per la prima volta da un itinerario scritto in lingua fiamminga del 1360 che le identifica come “chiese regali” poiché fondate da papi e imperatori che le avevano arricchite di tesori, e perciò molto visitate dai fedeli.         

La grande invenzione di San Filippo Neri fu di trasformare quel pellegrinaggio in una pratica di aggregazione collettiva  e di rinnovamento spirituale. Roma considerava Filippo il terzo apostolo della città dopo Pietro e Paolo; chiamato semplicemente dal popolo "Pippo il buono", fondò una congregazione che non seguiva una regola o dei voti e aveva come scopo principale il rinnovamento della città con nuovi metodi spirituali come i canti religiosi in lingua volgare dell’oratorio. 

Per noi moderni uomini e donne di oggi non fu altro che, in poche parole, “un grande amante di Roma”.    
                                                                                                        
A presto
Mattea Muratore



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il giro delle 7 chiese





Basilica di San Pietro in Vaticano
basilica di San Paolo fuori le Mura
basilica di San Giovanni in Laterano
basilica di San Sebastiano 

basilica di Santa Croce in Gerusalemme
basilica di San Lorenzo fuori le mura
basilica di Santa Maria Maggiore

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